“L’Associazione Nazionale Tartufai Italiani che usa lo pseudonimo ASSOTARTUFAI è una associazione di amicizia tra tartufai che da oltre dieci anni si occupa di valorizzare, promuovere e soprattutto tutelare la cultura del prezioso fungo ipogeo italiano.
Essa è da un’idea che prese vita quasi per caso durante una manifestazione del settore dove decidemmo di unirci in una sola voce quando, disquisendo delle problematiche del settore, ci rendemmo conto che era ora di darci da fare in modo concreto.
Ricordo ancora, quel giorno, a Piacenza, erano presenti : Riccardo dalla Liguria, io dal piemonte, Walter dalla Lombardia, Davide dal Emilia-Romagna e Giancarlo dal Lazio, una volta accordatici, dopo il pranzo, ci scambiammo i contatti per poterci organizzare in proposito.
Volevamo soltanto migliorare il nostro settore, mossi da quello che per noi era ed è più naturale: l’amore per la nostra passione” ci racconta Fulvio, vice presidente di Assotartufai.
“Qualcuno, più fiducioso si aggiunse all’ultimo minuto, qualcun’altro si tirò indietro ma ad ogni modo partimmo, decisi più che mai a crescere numerosi per poter far sentire la nostra voce al fine di tutelare la “sana cultura del tartufo.
Già, perché per noi è molto importante portare un po’ di sana innovazione in questo “mondo”, tramite la scienza oggi sappiamo molto del nostro amico tartufo e ne abbiamo perfino tracciato il DNA ma se continuiamo ad utilizzare lo stesso approccio del passato si andrà incontro ad un inesorabile declino della sua produttività.
Essendosi quadruplicato il numero di cercatori in Italia, capite bene che una raccolta coscienziosa e più attenta a ciò che la scienza ci insegna in materia di tutela dello stesso, è assolutamente più che doverosa“, precisa e continua Fulvio, “quindi oltre a partecipare alle commissioni regionali con un approccio scientifico ci interessiamo alle dinamiche di tutela del ecosistema tartufigeno e ci prodighiamo alla promozione del profumatissimo fungo, grazie ai nostri bellissimi raduni, oppure ancora con i corsi e stage che svolgiamo in tutto il paese con i nostri addestratori cinofili e i nostri micologi.
L’attenzione con la quale formiamo i nuovi tartufai sarà domani la prima forma di tutela del patrimonio tartufigeno italiano”
Questo è quanto ci spiega il vice presidente di Assotartufai che essendo un addestratore cinofilo professionista si occupa della gestione dei corsi di “scuola Assotartufai “ assieme alla Dott.sa Gabriella Di Massimo, anche lei fermamente convinta che questi corsi siano la giusta chiave per reinterpretare il tartufaio del futuro più attento alla natura e al cane.
“Siamo stati chiamati dal ministero delle politiche agricole alla partecipazione al tavolo tecnico con il nostro comitato scientifico per stesura della nuova legge in materia.
La nostra missione principale è quella di promuovere nel modo più sano possibile la nostra tradizione con però, uno sguardo al futuro.
Quella che era una tradizione quasi culturale prima e un sano ammortizzatore sociale poi, ad oggi è solo un business che viene praticato con il mero scopo del guadagno.
Tutto ciò, a nostro pensiero, andrà solamente a rovinare l’ecosistema tartufigeno.
Il tartufo è prezioso e delicato, va curato e tutelato perché il suo equilibrio è precario almeno quanto è prelibato.
In questo settore noi ci proponiamo come una guida creata appositamente per sopperire alle mancanze di chi avrebbe dovuto apportare miglioramenti e non l’ha fatto.
La nostra associazione, come dice spesso il nostro presidente, Riccardo Germani, è appunto lo strumento che i tartufai hanno per migliorare il loro mondo; circa un anno or sono ci siamo ricostituiti per via della riforma di legge sulle associazioni e contestualmente abbiamo inteso che dovevamo essere più capillari e autonomi per risultare realmente utili a tutti i “tartufai ” di tutte le regioni.
Così, abbiamo dato il via alla formazione delle sezioni regionali, che sono il nostro vanto perché grazie a loro diamo voce a tutti quei tartufai che prima di noi non avrebbero nemmeno provato proporre migliorie al settore perché tanto, sarebbero rimasti inascoltati.
Particolarmente a cuore ci stanno oggi le sezioni regionali dell’Emilia Romagna, che abbiamo collocato a Piacenza grazie al Presidente di sezione Pietro Saggini e con la quale stiamo svolgendo un ampio lavoro poiché la regione l’Emilia romagna vanta il più alto numero di licenziati alla CECA, oltre alle sedi di Umbria e Basilicata, appena nate ma che promettono già grandi soddisfazioni.
I nostri raduni, sono famosi per l’aria famigliare che si respira, per noi sono un ottima occasione per riunirci, mangiare qualche prelibatezza locale e condividere la nostra passione.
Noi tuteleremo sempre la libera cerca su tutto il territorio nazionale siamo contro la chiusura di grossi lotti di terreno per riservarne la ricerca a pochi.
Noi amiamo gli animali e la natura, per noi la cerca del tartufo non è un business ma è uno stile vita.
Siamo in tanti e vogliamo essere sempre di più, per tutelare il tartufo italiano.
Stiamo mettendo a punto un piano di tutela del ecosistema tartufigeno regione per regione al solo scopo di mantenere le condizioni ideali al per il pregiatissimo fungo in tutta la nazione.
Convinti più che mai che l’Unione fa la forza guardiamo al domani con ottimismo certi che L esperienza maturata negli anni ci condurrà verso obbiettivi sempre più utili a mantenere e migliorare le condizioni di questa nostra professione. La cerca libera del tartufo con il cane è una tradizione tutta italiana che ci appartiene che se anche pratica altrove rimane pur sempre parte della cultura sociale italiana e per tanto la tuteleremo ad ogni costo.”
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